L'altra sera, disegnando, mi sono accorta di un fatto che alle scuole di arte ci ripetevano spesso.. "la cosa difficile in un disegno è capire quando fermarsi"...per una pigrona come me naturalmente, questo appariva facilissimo...non amavo e non amo torturare una tavola o una tela e nemmeno una traccia vocale all'inverosimile finchè essa non appare del tutto snaturata e alla fine "si rovina"..cosa che invece vedevo accadeva spesso a miei compagni di corso molto più "pignoli"..
Ma questo è quanto?
No, non credo...
C'è un punto magico, di passaggio, stretto, sottile, misterioso, in cui l'abbozzo diventa godimento per il senso coinvolto.. nel disegno l'occhio inizia a godere delle rifrazioni del colore, o delle luci ombre, o del tratto, L'orecchio inizia a godere delle frequenze minime del suono, di quella ruota fatta dalla voce o dallo strumento, del giusto equilibro tra i suoni.
Quel punto è tanto potente quanto delicato, perchè quando inizia vi si deve stare dentro e sostenerlo, con energia, con concentrazione, con passione, finchè esso non giunge all'acmè e il godimento sensoriale nell'apprezzare l'opera è totale. Qui l'opera è pronta. senza se e senza ma.
Sì, il difficile è scoprire quando fermarsi ma anche quando si inizia a godere dell'opera.
Perchè poi quando l'opera è pronta è godibile , godibile da tutti e allora diventa Arte.
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