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Immagine del redattoreGiala

Un filo nel tempo tra le parole e il suono

"Scrivevo non pensando al domani

ma una luce mi suggerì

di conservare quei fogli

dentro le mistiche

di un cassetto..."


Un giorno quel cassetto fu aperto, forse cent'anni dopo e ne uscirono tomi e tomi di poesie che fino ad allora non avevano avuto voce per esprimersi, se non nell'inchiostro ormai liso sulla carta..

La nuova antica autrice si chiamava Emily, Emily Dickinson.

La sua parola in lingua straniera giunse fino allo studio di registrazione di uno strano tipo, che passava il tempo a suonare la "ghitara" e coltivare verze.

Pareva che il tempo non fosse mai trascorso, da quella fine Ottocento in una villetta americana in mezzo al verde, a quelle corde sfiorate da dita sapienti.

Si cercò di dare voce a una canzone antica, che mai prima di allora era stata nemmeno pronunciata.

Sembrava che fossero state scritte apposta, in attesa che qualcuno le musicasse e le cantasse.

Sembrava che "lei" li conoscesse senza conoscerli.

Un filo intesseva qualcosa di misterioso nel tempo tra le parole e il suono.

Davvero musicare e cantare una poesia di due secoli fa poteva rivitalizzarne l'originario spirito e dargli nuova anima?

A loro parve di sì, da come vibrava l'emozione ogni volta che "scoprivano" una nuova "canzone", da come riecheggiava e vibrava lo stomaco nel cuore quando poi si riascoltava il risultato, come se il brano fosse già stato impresso nell'aria e si dovesse afferrarne la forma, scolpendola..non una creazione ma una sorta di maieutica quasi inconsapevole..

Ma era vero o era solo fantasia?


"Suonavo non pensando al domani

ma una luce mi suggerì

di estrarre da quei fogli

le foglie

di un sogno d'estate..."








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